martedì 26 marzo 2013

Rosa confetto

In italiano quando un oggetto in tinta unita é di un rosa tenue, si dice che é rosa confetto. I confetti, non confondetevi con il tedesco, non sono coriandoli bensì dolcetti ovali ripieni di mandorle o cioccolato, ricoperti da zucchero cotto a cui vengono aggiunti dei coloranti adatti all'occasione.

Ad esempio per un matrimonio i confetti da regalare agli invitati saranno bianchi,  per una festa di laurea rossi e per il battesimo di un bambino azzurri.


Indovinate un po': di che colore saranno i confetti per il battesimo di una bambina?


Avevamo già parlato (qui) del fiocco nascita che in base al colore annuncia il sesso del neonato, ma é sempre stato così?
L'azzurro é sempre stato un colore da maschietti e il rosa da femminucce?

Pare di no.  La moda del corredino in rosa o azzurro sembra essere nata intorno agli anni '50 con l'introduzione delle prime ecografie che permettevano di conoscere in anticipo il sesso del nascituro. Prima i neonati venivano vestiti per lo più in bianco, anche per una questione di praticità nel lavaggio.
 (Avete mai provato a smacchiare una tutina rosa sporca di pappa o pupù?!)

Esistono diverse teorie rispetto all'origine di quest'attribuzione di colori e sembra addirittura che una volta fosse il contrario: l'azzurro, simbolo di purezza, era probabilmente appannaggio delle donne, come dimostrerebbero le numerose Madonne col bambino, ritratte con un manto azzurro.

Dunque ricapitoliamo: l'uso di attribuire il rosa alle bimbe e l'azzurro ai bimbi è piuttosto recente, non se ne conosce con certezza il motivo ma è chiaro che le aziende per l'infanzia abbiano contribuito a far nascere lo stereotipo che il rosa é femmina (e di conseguenza, anche se meno nettamente, l'azzurro sarebbe da maschi).

Quello che a me é meno chiaro é perché tanti genitori (soprattutto di bimbe, ahimé) si adeguino senza fermarsi a riflettere che sì, il rosa 
(o l'azzurro) é anche un bel colore ma solo uno dei tanti... Forse il rosa, citando la campagna pink stinks contro gli stereotipi di genere, non puzzerà ma perché non circondare i propri figli di tutti i colori e le possibili sfumature del mondo? Perché fermarsi a due?


Così mi é venuta in mente questa canzone dei Modà che ho sentito spesso la scorsa estate in Italia 
(e forse perciò la Fragola pare apprezzare particolarmente):

Come un pittore

Anche qui ogni tonalità di colore é un simbolo (verde speranza, rosso come i sentimenti) ma pensate un po' se per assurdo ogni volta che foste speranzosi doveste vestirvi totalmente di verde e ogni qualvolta vi innamoraste di rosso, così solo per farlo sapere al mondo... Quindi mi domando se é davvero necessario agghindare i propri figli e dotarli di accessori prevalentemente monotoni solo per dichiarare al mondo il loro genere, non sarebbe meglio circondarli di tutta la gamma cromatica lasciandoli liberi dai nostri precocetti su cosa é adatto all'uno o all'altro sesso?
Il nostro rapporto con il rosa: la camicia rosa di papà, la gonna a balze e la valigia rosa di mamma, una delle tante tutine rosa che hanno regalato alla Fragola ma anche la sua camicia in jeans e la tuta imbottita blu (che però abbiamo dovuto comprare nel reparto maschile e perciò vestono un po'più grandi).
E a voi come vi vestivano da piccoli? Fareste indossare a vostro figlio una camicia rosa o preferireste il blu? Se aveste una figlia femmina, la vestireste e le regalereste giocattoli solo in rosa?
Questo post partecipa al Blog Tank di questo mese: "Rosa è femmina. Uno stereotipo da combattere", proposto dalla rivista Donna Moderna.

venerdì 22 marzo 2013

Gli errori più grossi


È iniziata la primavera in questi giorni ed io, forse anche a causa del già citato (qui) cielo cinereo, non me ne sono nemmeno accorta!
Mi é tornata alla mente quella filastrocca di Rodari (sue le parole del titolo di questo post) che fa:
 
Filastrocca di primavera più lungo è il giorno, più dolce la sera.

Domani forse tra l’erbetta
spunterà la prima violetta.

O prima viola fresca e nuova
beato il primo che ti trova,
il tuo profumo gli dirà,
la primavera è giunta, è qua.

Gli altri signori non lo sanno
e ancora in inverno si crederanno:
magari persone di riguardo,
ma il loro calendario va in ritardo.

 
Ecco anch'io posso annoverarmi fra quelle persone di riguardo(?) il cui calendario va in ritardo... Mi consola il fatto che anche il papà della Fragola stamattina voleva metterle il bavagliolo del giovedì. Ed invece siamo già a venerdì e non posso saltare di nuovo l'appuntamento con il venerdì del libro di Homemademamma!

I libri sul bilinguismo che sto leggendo, però, non li ho mica ancora finiti... E quindi di che parlare?
Perché non proprio di Rodari, magari con il suo libro degli errori ?! Libro che, nella sua bellissima edizione illustrata da Altan, da più di 10 anni fa bella mostra di sé, prima sullo scaffale della mia sorellina e da un paio d'anni sul mio Expedit qui a Wiesbaden.

Me lo sono portata appresso quando ho iniziato ad insegnare perché ci sono alcuni racconti e filastrocche adatti anche a chi impara l'italiano come lingua straniera. Come "L'acca in fuga" in cui la povera consonante, stanca di non essere pronunciata, fa su armi e bagagli pronta a varcare il confine poiché le avevano parlato di "paesi, e lingue, in cui l'acca ci fa la sua figura".

"Voglio andare in Germania, -pensava l'Acca, quando era più triste del solito. -Mi hanno detto che lassù le Acca sono importantissime."

A me, che in tedesco fatico a pronunciare l'Acca aspirata ad inizio parola, questa frase fa sempre tanto ridere!
Vi racconto un piccolo aneddoto personale:
 una volta alla stazione volevo comprare un biglietto fino al primo paese in Assia (Hessen), invece la bigliettaia capì che dovevo andare fino ad Essen,  la città nella regione della Ruhr!

E a proposito di Ruhr, un altro racconto che adoro è quello in cui il professor Grammaticus incontra in treno degli operai meridionali, emigrati all'estero per lavorare:

- Io ho andato in Germania nel 1958,- diceva uno di loro.
- Io ho andato prima in Belgio nelle miniere di carbone. Ma era una vita troppo dura.

 Per un poco il professor Grammaticus li stette ad ascoltare in silenzio. A guardarlo bene, però, pareva una pentola in ebollizione. Finalmente il coperchio saltò, e il professor Grammaticus esclamò, guardando severamente i suoi compagni:

- Ho andato! Ho andato! Ecco di nuovo il benedetto vizio di tanti italiani del Sud di usare il verbo avere al posto del verbo essere. [...] Il verbo andare,- continuò il professor Grammaticus, . é un verbo intransitivo, e come tale vuole l'ausiliare essere.

Gli emigranti sospirarono. Poi uno di loro tossì per farsi coraggio e disse:
- Sarà come dice lei, signore. [...] Il verbo andare sarà anche quella cosa che dice lei.
- Un verbo intransitivo.
- Ecco, sarà un verbo intransitivo, una cosa importantissima, non discuto. Ma a me sembra un verbo triste, molto triste. Andare a cercar lavoro in casa d'altri... Lasciare la famiglia i bambini.[...] Eh - disse l'emigrante con gentilezza, -io sono, noi siamo!... Lo sa dove siamo noi con tutto il verbo essere e con tutto il cuore? Siamo sempre al paese anche se abbiamo andato in Germania e in Francia. Siamo sempre là, è là che vorremmo restare, e avere belle fabbriche per lavorare e belle case per abitare.
 
E guardava il professor Grammaticus con i suoi occhi buoni e puliti.
 E il professor Grammaticus aveva una gran voglia di darsi dei pugni in testa. E intanto borbottava tra sé:
 -Stupido! Stupido che non sono altro.
 Vado a cercare gli errori nei verbi... Ma gli errori più grossi sono nelle cose!

  [Estratti da Il libro degli errori di Gianni Rodari, Edizioni EL, Trieste, 1993]


mercoledì 20 marzo 2013

marzo pazzerello...

un po'piove, un po'fa bello.

Se vedi il sole prendi l'ombrello!

 

 Lo dice anche il proverbio che il tempo a marzo è un po'instabile, un po'pazzerello...Va be', quest'anno forse è decisamente psicopatico: tre giorni fa ha tirato giù 20 cm di neve che neanche a dicembre, ieri ci ha illusi con un tiepido sole, quasi un annuncio di primavera, e stamattina mi sono svegliata con un cielo bigio che sembrava d'essere a novembre!

Quindi se fuori piove, la giornata si presenta indolente e tua figlia ha preso la brutta abitudine di addormentarsi solo in braccio per i suoi sonnellini pomeridiani, che si fa?

Ovvio si guarda un film, anzi due! (Sì, perché di sonnellini al pomeriggio la signorina con la pancia piena se ne fa ben due , uno dopo pranzo e uno dopo merenda)

E poiché i film che mi sono vista oggi sono entrambi di registi italiani (e lo scopo per cui è nato questo blog è pur sempre quello di diffondere non solo la lingua, ma anche la cultura italiana) ho deciso di condividerli con voi. Oltretutto hanno tutti e due casualmente titoli che richiamano l'aspetto della maternità (altro tema che sto trattando ultimamente e quest'ultimo, come sapete, non solo nel blog).


di Silvio Soldini (2012)


Ricordate? La cicogna è per antonomasia l'animale che annuncia una nascita. Secondo un articolo che ho da poco letto su una rivista tedesca, pare che molti uccelli acquatici (cigni e gru ad esempio) siano per tradizione simbolo di fertilità.

In questo caso però nel film non si parla della nascita di un bambino ma di una cicogna in carne ed ossa, chiamata Agostina, e di un comandate realmente esistito, Garibaldi, ossia colui che combattè per far nascere l'Italia,  la cui statua nel film commenta con non poco disappunto il paese che le passa davanti agli occhi oggigiorno. Figure losche, personaggi ingenui e sprovveduti, statue parlanti di illustri personalità nazionali (il già citato Garibaldi a cavallo, ma anche Verdi, Leonardo e il poeta Leopardi) insieme all'ambientazione in una Torino surreale, sospesa tra fiaba e realtà, fanno di questo film una commedia imperdibile! 


 di Sergio Castellitto (2012)



"Venire al mondo" é un'espressione idiomatica che significa "nascere" ed effettivamente la trama di questo film ruota intorno alla nascita non convenzionale del figlio della protagonista. Le vicende si svolgono tra Roma e Sarajevo, i cui echi della guerra recente hanno ripercussioni sulle vite odierne dei protagonisti.

Non voglio raccontarvi  troppo di questo film che, forse per la moltitudine di temi trattati, ha diviso i critici. Guardatelo e poi fatemi sapere che ne pensate...

Io intanto credo che mi procurerò l'omonimo libro della Mazzantini, da cui è tratto, e tra un sonnellino e l'altro della Fragola cercherò di leggermi tutte e 500 le pagine!

Come sempre vi auguro buona visione o buona lettura 
(per chi volesse cimentarsi con il libro)!

martedì 19 marzo 2013

Cosa si festeggia oggi?

La festa del papà é sì festeggiata in quasi tutto il mondo, ma non in tutti i paesi lo stesso giorno. 

Ad esempio in Italia, come in molti altri stati di tradizione cattolica, la festa del papà si celebra oggi, giorno di San Giuseppe, il padre putativo di Gesù.

In Germania, invece, der Vatertag (la giornata del papà) coinciderebbe con l'Herrentag (la giornata degli uomini, festeggiata soprattutto nelle regioni dell' ex Germania est), cade all'Ascensione, ossia 40 giorni dopo Pasqua, ma qui mi pare assuma tutt'altro significato.

Invece in Austria la giornata del papà , celebrata la seconda domenica di giugno, sembra avere connotazioni più simili alla festa italiana del papà a cui si donano, infatti, fiori e regalini.

E nel vostro paese si celebra la festa del papà? Quando cade?
Cosa regalate di solito al vostro papà?

In Italia i bambini più piccoli, con l'aiuto delle maestre, preparono dei lavoretti o dei biglietti d'auguri fatti a mano mentre i figli più grandi, soprattutto se a corto di idee originali, regalano spesso cravatte e camicie. 


La Fragola ed io per la prima festa del suo papà non abbiamo ancora scelto il regalo ma gli dedichiamo questa allegra canzoncina di Gianni Morandi

Sei forte papà (1976)

venerdì 8 marzo 2013

Un fiore, una canzone e dei libri per la Festa della donna


Di certo saprete che oggi é la Giornata Internazionale della Donna ma forse non conoscete l'usanza tutta italiana di regalare per la Festa della donna un mazzo di mimosa, pianta che fiorisce proprio i primi giorni di marzo. La mimosa fu scelta come simbolo floreale dall'Unione donne italiane nel 1946, quando per la prima volta in tutta Italia fu celebrata tale ricorrenza.


Non potendovi donare una mimosa vera e propria (e quella virtuale, si sa, non profuma ugualmente), vi regalo questa bellissima canzone di Fiorella Mannoia "Quello che le donne non dicono", eseguita da cinque celebri cantanti italiane:


 Le interpreti sul palco in ordine da sinistra sono: Carmen Consoli, Elisa, Fiorella Mannoia, Laura Pausini e Giorgia.


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