giovedì 1 agosto 2013

L'alfabeto della cucina regionale italiana. A di "ajucche"


Questo post, con cui inauguro la mia nuova rubrica, L'alfabeto della cucina regionale italiana (nome suggeritomi da 'mori, alias il mio compagno e papà della Fragola), è rimasto per più di un mese in bozza e più avanti scoprirete anche il perché.

Intanto, ricordate? Qui vi raccontavo che durante le nostra prima vacanza italiana siamo stati a diverse sagre, tra cui ad inizio giugno quella delle ajucche a Quincinetto, paese all'imbocco della Valle d'Aosta. 



La mia nonna materna è originaria di quelle parti e fin da bambina tra fine aprile e inizio giugno ho visto i miei la domenica armarsi di scarponi e borse per andare a raccogliere le famigerate ajucche in qualche prato montano.

 Non sapevo la parola italiana per riferirsi a queste erbe spontanee che in Italia pare crescano soltanto nelle alture del Canavese. Conoscevo, però, molto bene la squisita zuppa che prepara nonna Feli e non mi sono lasciata sfuggire l'occasione di un bel pranzetto a base di raponzolo...

 

Ebbene sì, alla fine mi sono documentata e ho scoperto essere questo il nome italiano dell'ajucca ma dalle mie parti non sentirete mai nessuno chiamarla così, né tanto meno lo troverete su qualche menù che con ogni probabilità , invece, recherà scritto qualcosa del genere:





Ecco perché, se vi capiterà mai di visitare il Canavese in primavera, è importante che conosciate il termine in piemontese!

Vi svelo, però, un segreto: sembra che queste erbe non amino solo i terreni umidi canavesani ma prolifichino anche nei prati tedeschi ( o almeno così mi hanno detto)... Quindi, se vi capiterà di trovarne, ecco a voi la ricetta della celebre zuppa di ajucche, così come la prepara la mia nonna materna: 

Ingredienti:

ajucche
fette di pane raffermo
brodo di carne
parmigiano grattuggiato
burro
toma (facoltativa)


Per le dosi, trattandosi di una ricetta contadina, da noi vige la regola del "quanto ce n'è in casa" ma qui potete trovare indicazioni più precise.


Preparazione

  • Mondare le ajucche, lavarle accuratamente e farle bollire per alcuni istanti. Scolarle bene e mescolarle al brodo caldo.
  • Imburrare una teglia in cui vanno alternati strati di pane raffermo bagnati con un mestolo di brodo e di ajucche, parmigiano grattugiato ed eventualmente toma a pezzetti. Continuare così fino ad esaurimento degli ingredienti.
  • Per finire infiocchettare di burro ed infornare per alcune ore. La zuppa deve, infatti, mtuné (cuocere lentamente in piemontese).

Naturalmente questa è solo una delle infinite varianti nella preparazione di uno dei piatti tipici canavesani per eccellenza, la cui ricetta cambia leggermente da paese a paese, come viene raccontato qui.


Ringrazio dunque mia mamma per avermi (finalmente) mandato la ricetta di famiglia (e qui si spiega perché, causa consultazioni tra madri e figlie, ci abbia messo così tanto per pubblicare questo post) e vi auguro buon appetito!


Per restare in tema di buona cucina, vi suggerisco, inoltre, due blogger a cui assegno (senza rispettare minimamente la regola dei 200 membri) il premio di blogger versatile:

7. Laura di Bolli bolli pentolino: una mamma, chimico di professione e cuoca per passione, che con le sue ricette per i più piccoli mi sta regalando tanti spunti per le pappe della mia Fragola golosa.

8. Alex, una romana in Germania con un passato dell'altro mondo, che nel suo nuovo blog Foto e fornelli (anche in tedesco) mi insegna come cucinare tutti quegli strani ortaggi, dalla pastinaca al rabarbaro, in cui mi capita di imbattermi al mercato cittadino.

2 commenti:

  1. Grazie, Lidia, per il graditissimo premio. E soprattutto grazie per avermi fatto conoscere il tuo blog dove trovo molti spunti interessanti per il mio lavoro. Un caro saluto, Alex

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  2. Siamo forse "colleghe"? ;-)
    Ah, ho provato la tua insalata: peccato per l'avocado che ho scelto un po'troppo maturo ma per il resto era buonissima! Da rifare sicuramente! LG

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