L'Alguer
La scorsa estate, invece, mi ha fatto compagnia in una vacanza algherese all'insegna del buon cibo, della storia e naturalmente anche del riposo ( considerata la mia allora pancia all'ottavo mese di gravidanza).
Da quella settimana, in cui mi ero improvvisata Cicerone accompagnandola a visitare le meraviglie della Costa del Corallo, è nato un racconto con cui la mia amica ha vinto nel mese di settembre il concorso "Parola di vacanza" indetto dall'ufficio turistico di Alghero.
Poiché con la penna è molto più brava lei di me, lascio che siano le sue parole a raccontare le dieci foto di oggi:
Dentro il trolley... un (limpidissimo) mare di ricordi al profumo di mirto
Prime luci del giorno. Seduta su una panchina, cerco con lo sguardo l'autobus che mi riporta all'aeroporto.
La mia vacanza in Sardegna è proprio volata. Vedo in lontananza un anziano baffuto che corre tranquillo in bicicletta e sorrido tra me e me. Salgo sull'autobus. Noto dal finestrino l'allegria di tanti gruppi di ragazzi che rincasano, dopo una nottata di musica e risate sulla spiaggia. Alla fermata davanti a un campeggio sale una ragazza con due borsoni e uno zaino strapieno. Nel suo sguardo fisso e assorto leggo la stessa nostalgia che pervade anche me e che mi inumidisce appena appena le ciglia, mentre vedo la città allontanarsi dal finestrino, e ripercorro con la mente i giorni appena trascorsi.
Chiudo gli occhi e rivivo il tuffo nel passato che mi è entrato nel cuore: il nuraghe Palmavera mi ha sussurrato una storia affascinante e misteriosa che non si studia sui libri di scuola, permettendomi di entrare in punta di piedi nelle vite di un popolo lontano e sconosciuto, in un'atmosfera estremamente suggestiva, in completa armonia con la natura circostante, tra il frinire dei grilli e una fresca brezza che mi spettinava i capelli.
Mi ritrovo improvvisamente cullata dalle onde del mare, cristallino e limpido, lievitando lentamente sopra al tappeto di sabbia soffice che rende il mio primo bagno di stagione ancora più piacevole. Ichnusa ghiacciata e croccanti sfoglie pane guttiau fanno da sfondo culinario a un dolce tramonto sulla spiaggia e, mentre il sole s'è già nascosto dietro al mare, passeggio spensierata sopra i bastioni di Alghero, in mezzo a un viavai di persone che entrano ed escono dai ristoranti, chiacchierano gustando dissetanti granite o sorseggiando gli amari più tipici della tradizione isolana.
Come potrei dimenticare, poi, le dolcissime sveglie, profumate di miele e seadas, e le ancora assonnate colazioni in terrazza, "sbirciate" dagli occhi incuriositi dei turisti d'oltralpe.
Prima del check-in faccio un salto veloce nel negozio di souvenir e mi accaparro uno degli ultimi sacchetti di mirto essiccato, che "aromatizzerà" tutta la mia valigia e che, una volta rientrata a casa, mi aiuterà a combattere il "mal di Sardegna".
L'aereo decolla.
Arrivederci mia cara Alghero, mi sei proprio entrata nel cuore: questo, posso assicurartelo, non è un addio.
Valentina D'Amora