venerdì 22 marzo 2013

Gli errori più grossi


È iniziata la primavera in questi giorni ed io, forse anche a causa del già citato (qui) cielo cinereo, non me ne sono nemmeno accorta!
Mi é tornata alla mente quella filastrocca di Rodari (sue le parole del titolo di questo post) che fa:
 
Filastrocca di primavera più lungo è il giorno, più dolce la sera.

Domani forse tra l’erbetta
spunterà la prima violetta.

O prima viola fresca e nuova
beato il primo che ti trova,
il tuo profumo gli dirà,
la primavera è giunta, è qua.

Gli altri signori non lo sanno
e ancora in inverno si crederanno:
magari persone di riguardo,
ma il loro calendario va in ritardo.

 
Ecco anch'io posso annoverarmi fra quelle persone di riguardo(?) il cui calendario va in ritardo... Mi consola il fatto che anche il papà della Fragola stamattina voleva metterle il bavagliolo del giovedì. Ed invece siamo già a venerdì e non posso saltare di nuovo l'appuntamento con il venerdì del libro di Homemademamma!

I libri sul bilinguismo che sto leggendo, però, non li ho mica ancora finiti... E quindi di che parlare?
Perché non proprio di Rodari, magari con il suo libro degli errori ?! Libro che, nella sua bellissima edizione illustrata da Altan, da più di 10 anni fa bella mostra di sé, prima sullo scaffale della mia sorellina e da un paio d'anni sul mio Expedit qui a Wiesbaden.

Me lo sono portata appresso quando ho iniziato ad insegnare perché ci sono alcuni racconti e filastrocche adatti anche a chi impara l'italiano come lingua straniera. Come "L'acca in fuga" in cui la povera consonante, stanca di non essere pronunciata, fa su armi e bagagli pronta a varcare il confine poiché le avevano parlato di "paesi, e lingue, in cui l'acca ci fa la sua figura".

"Voglio andare in Germania, -pensava l'Acca, quando era più triste del solito. -Mi hanno detto che lassù le Acca sono importantissime."

A me, che in tedesco fatico a pronunciare l'Acca aspirata ad inizio parola, questa frase fa sempre tanto ridere!
Vi racconto un piccolo aneddoto personale:
 una volta alla stazione volevo comprare un biglietto fino al primo paese in Assia (Hessen), invece la bigliettaia capì che dovevo andare fino ad Essen,  la città nella regione della Ruhr!

E a proposito di Ruhr, un altro racconto che adoro è quello in cui il professor Grammaticus incontra in treno degli operai meridionali, emigrati all'estero per lavorare:

- Io ho andato in Germania nel 1958,- diceva uno di loro.
- Io ho andato prima in Belgio nelle miniere di carbone. Ma era una vita troppo dura.

 Per un poco il professor Grammaticus li stette ad ascoltare in silenzio. A guardarlo bene, però, pareva una pentola in ebollizione. Finalmente il coperchio saltò, e il professor Grammaticus esclamò, guardando severamente i suoi compagni:

- Ho andato! Ho andato! Ecco di nuovo il benedetto vizio di tanti italiani del Sud di usare il verbo avere al posto del verbo essere. [...] Il verbo andare,- continuò il professor Grammaticus, . é un verbo intransitivo, e come tale vuole l'ausiliare essere.

Gli emigranti sospirarono. Poi uno di loro tossì per farsi coraggio e disse:
- Sarà come dice lei, signore. [...] Il verbo andare sarà anche quella cosa che dice lei.
- Un verbo intransitivo.
- Ecco, sarà un verbo intransitivo, una cosa importantissima, non discuto. Ma a me sembra un verbo triste, molto triste. Andare a cercar lavoro in casa d'altri... Lasciare la famiglia i bambini.[...] Eh - disse l'emigrante con gentilezza, -io sono, noi siamo!... Lo sa dove siamo noi con tutto il verbo essere e con tutto il cuore? Siamo sempre al paese anche se abbiamo andato in Germania e in Francia. Siamo sempre là, è là che vorremmo restare, e avere belle fabbriche per lavorare e belle case per abitare.
 
E guardava il professor Grammaticus con i suoi occhi buoni e puliti.
 E il professor Grammaticus aveva una gran voglia di darsi dei pugni in testa. E intanto borbottava tra sé:
 -Stupido! Stupido che non sono altro.
 Vado a cercare gli errori nei verbi... Ma gli errori più grossi sono nelle cose!

  [Estratti da Il libro degli errori di Gianni Rodari, Edizioni EL, Trieste, 1993]




L'Acca in fuga

Con o senz'Acca?

Con o senz'Acca?

chi/ che - ci/ ce
ghi/ ghe - gi/ ge

L'Acca é fuggita ed ora non sappiamo più dove va.
Ascolta il racconto di Rodari "L'Acca in fuga" e completa le parole mettendo l'h al posto giusto.
Le iese, rimaste senz'acca, crollarono come sotto i bombardamenti. I iosi, diventati di colpo troppo leggeri, volarono per aria seminando iornali, birre, araniate e granatine in iacio un po' dappertutto.

In compenso, dal ielo caddero giù i erubini: levargli l'acca, era stato come levargli le ali.
Le iavi non aprivano più, e i era rimasto fuori casa dovette rassegnarsi a dormire all'aperto.
Le itarre perdettero tutte le corde e suonavano meno delle casseruole.
Non vi dico il ianti, senz'acca, e sapore disgustoso. Del resto era impossibile berlo, peré i bicieri, diventati " biccieri", siattavano in mille pezzi.

Mio zio stava piantando un iodo, quando le Acca sparirono: il " ciodo " si squagliò sotto il martello pegio che se fosse stato di burro.

La mattina dopo, dalle Alpi al Mar Jonio, non un solo gallo riuscì a fare ': facevano tutti ciccirici, e pareva che starnutissero. Si temette un'epidemia.

Cominiò una gran cacia all'uomo, anzi, scusate, all'Acca. I posti di frontiera furono avvertiti di raddoppiare la viilanza. L'Acca fu scoperta nelle viinanze del Brennero, mentre tentava di entrare clandestinamente in Austria, peré non aveva passaporto. Ma dovettero pregarla in inocio: Resti con noi, non i facia questo torto! Senza di lei, non riusciremmo a pronuniare bene nemmeno il nome di Dante Aliieri. Guardi, qui c'è una petizione degli abitanti di iavari, che le offrono una villa al mare. E questa è una lettera del capo-stazione di iusi-ianiano, che senza di lei diventerebbe il capo-stazione di Ciusi-Cianciano: sarebbe una degradazione.

L’Acca era di buon cuore, ve l’ho già detto. È rimasta, con gran sollievo del verbo iacierare e del pronome icessia. Ma bisogna trattarla con rispetto, altrimenti i pianterà in asso un'altra volta.

Per me che sono miope, sarebbe gravissimo: con gli "occiali" senz’acca non ci vedo da qui a lì.

10 commenti:

  1. Noi anche abbiamo questo libro...beh non è difficile li abbiamo tutti quelli di Rodari!

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  2. Ciao Giorgia, allora magari sai da quale libro di Rodari é tratta la "Filastrocca di primavera". Io me la ricordavo vagamente e, digitando un paio di rime, l'ho ritrovata su internet ma non sono riuscita a risalire alla fonte...

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  3. p.s.: Giorgia, ho fatto un salto sul tuo blog: é coloratissimo! Appena ho un po'di tempo in più vengo anche a girovagare fra i tuoi post! A presto!

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  4. la storia degli emigrati è tristissima ma anche tenera! Non si vede che nonostante il libro sia rimasto sul mio scaffale per anno, non l'ho mai letto, eh?

    E la piccolina come parlerà? ;)

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  5. Eh sì, la storia degli emigrati mi commuove sempre un po'e mi ritorna in mente ogni volta che per strada o sui mezzi sento parlare qui in Germania un italiano, per così dire, dialettale...

    La piccola, invece, spero crescerà bilingue: per ora il papà ed io le parliamo soprattutto italiano mentre al tedesco riserviamo dei momenti di gioco o di lettura...ma questo argomento meriterebbe un post a sé (che tra l'altro credo arriverà presto)! ;-)

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  6. Che bello trovare Rodari qui, mi piace tantissimo! Ho sempre tentennato sull'usarlo in classe, perché alcune mie colleghe prima di me ne avevano abusato, ma con questo post mi hai dato degli spunti per usarlo a lezione! grazie!

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  7. Lo abbiamo avuto tra le mani in biblioteca e per il momento abbiamo temporeggiato... ora, però, credo che ci siamo anche per via dell'età... me lo procurerò.

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  8. @malditestadellimmigrata: Rodari regala sempre una marea di spunti ma anche secondo me bisogna usarlo con parsimonia nelle classi di italiano LS. Innanzitutto perché le filastrocche non sempre vengono comprese al volo e a spiegarle si perde gran parte della loro magia...e poi anche le storielle non sono sempre indicate. Quella dell'incontro sul treno ad esempio, la userei solo se ci fosse qualche italiano di 2° o 3° generazione (o eventualmente uno spagnolo) perché darebbe lo spunto per raccontarsi mentre un tedesco difficilmente sbaglia l'ausiliare con il verbo "andare", visto che è uguale nella sua lingua. "L'acca in fuga", invece, é ricca di idee a cui attingere sotto tutti i punti di vista. Già solo per la grammatica si va da ghi/ghe-chi/che, ai verbi al passato fino ai modi di dire: una vera miniera d'oro per l'insegnante!

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  9. @Stefania: Come età me lo dà dai 9 anni in su ma forse alcune storielle si apprezzano meglio un po'più tardi... Fammi poi sapere se è piaciuto alla tua Principessa (con i tacchi alti)! ;-)

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  10. io adoro rodari anche se ancora nn l'ho proposto al nano (a nemmeno 3 anni ho paura di bruciare le tappe e rovinargli l'amicizia con questo mito quando sara' il momento giusto). quella degli immigrati nn la conoscevo... e' bellissima!!! :-)

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